Viene il più forte
Mc 1,7-11
In
quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me:
io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho
battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei
giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da
Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito
discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei
il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Se cerchiamo di immedesimarci in questo episodio della vita di Gesù,
scopriamo non pochi motivi di sorpresa e di riflessione! Marco non racconta i
fatti dell’infanzia del Maestro. Lo fa comparire all’improvviso, già adulto!
Giovanni lo annuncia, dicendo che egli è “il più forte”. Nel resto del Vangelo,
Marco guiderà il suo lettore a scoprire che quest’uomo è il Messia, il Figlio
stesso di Dio! Per questo sorprende che egli entri in scena così, presentato
come uno che viene da Nazareth, e per di più mentre compie un gesto singolare,
strano, difficile da capire! Perché il Figlio di Dio, il Messia, dovrebbe
scendere in quell’acqua che serve ai peccatori come segno del loro impegno a
cambiare vita? Proviamo a comprendere meglio questo gesto: Giovanni propone un
battesimo di conversione per il perdono dei peccati, m chi sono quelli che
vanno da lui? Proviamo a ripercorrere idealmente la loro esperienza. Capita
nella vita di sentirsi abbastanza a posto. Capita però, in momenti di
particolare lucidità, di rendersi conto, non senza fatica e sofferenza, dei
propri limiti, delle scelte sbagliate, degli errori, dei percorsi che rischiano
di portare danno, o lo hanno già portato… capita di percepire che si è lontani
dall’accogliere Dio, dal vivere secondo la proposta splendida della sua Parola.
A volte ci si ripiega su se stessi, si fugge da questa presa di coscienza,
altre volte invece si cerca il modo di migliorare, di decidere per il
cambiamento. Giovanni propone il Battesimo come un segno, di riconciliazione e
di ripresa. Riprendere il cammino cercando Dio, questo è l’obiettivo del Gesto.
Ed ecco la sorpresa: Dio, non è dall’altra parte del fiume ad attendere il
cambiamento. Dio non è a debita distanza, per controllare se quella promessa
sarà mantenuta. Dio scende nel fiume con chi cambia, per solidarizzare. Gesù
scende nel fiume per mostrare in maniera silenziosa ma concreta il suo sostegno
a chi decide di cambiare, di dare spazio al miglioramento, di camminare verso
il bene. Dio non cerca di primeggiare, non cerca il modo e il luogo per avere
visibilità e ricevere consenso dagli uomini! Dio è orgoglioso, compiaciuto del
Figlio perché egli, nel silenzio, senza fare rumore, si mette là, al fianco di
chi accetta di cambiare, al fianco di chi si impegna a convertire il cuore, per
renderlo sempre più capace di fedeltà a Dio, di amore! Dio non ci attende
lontano, è al nostro fianco, a sostenere il nostro impegno di cambiare il cuore
per cambiare il mondo! Eliminiamo dalla mente l’immagine di un Dio che ci
attende alla fine del cammino per valutarci: Dio è con noi per sostenerci,
lasciamo che cammini al nostro fianco. Invochiamo la sua presenza, accogliamolo
perché ci aiuti a tenere vivo il desiderio di cambiare ogni giorno il cuore, di
cercare ogni giorno di amare in modo più pieno, autentico. Accogliamo questo
Dio e viviamo secondo il suo stile, senza cercare consensi, ma mettendoci con
silenziosa generosità a fianco di chi cerca di camminare, di chi ha bisogno di
un incoraggiamento per riprendere il cammino. Questo concreto silenzio, avrà
davvero valore!
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