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lunedì 6 luglio 2015

Credere di conoscere

Non è costui il falegname?
Mc 6,1-6

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Alcuni spunti sul Vangelo

La malattia più grande delle nostre relazioni e della nostra fede è il pregiudizio, l’impressione di sapere già, di aver già capito. Questo rende le nostre relazioni e la nostra conoscenza molto selettive, ma a torto! Il pregiudizio è una forma di semplificazione delle cose, e visto che le cose non sono mai semplici, e tantomeno lo sono le persone, semplificare vuol dire non comprendere!

Quando Gesù si presenta davanti ai suoi compaesani, essi perdono un’occasione enorme proprio a causa del pregiudizio. Egli è il figlio del falegname, come si può pensare che abbia qualcosa da Dire su Dio? Gesù è nato tra di loro, lo conoscono dall’infanzia, che cosa pretende di insegnare? Non si lasciano nemmeno scalfire dalle parole di Gesù, e invece di ammettere che esse sono importanti e giungono al cuore, le respingono! In fondo essi sanno bene chi sia questo Gesù! Questa convinzione ferma è il più grande errore dei nazaretani: in realtà essi non sanno per niente chi sia questo maestro, e quanto sia legittimo il suo modo di parlare! Non conoscono lui, si accontentano delle loro idee, dei luoghi comuni, delle generalizzazioni. Questo impedisce ogni altra possibilità. Quante volte ci capita di vivere la fede e le relazioni come una cosa scontata, con l’atteggiamento di chi sa già? Quante volte ci capita di nasconderci dietro i nostri “ho già capito”? quante volte l’orgoglio o la pigrizia ci impediscono di conoscere davvero… è facile aggrapparsi alla superficialità, ma è altrettanto insufficiente, non soddisfacente, pericoloso. Rischiamo di far crescere un clima di fraintendimento che, non solo ci impedisce di accogliere i doni degli altri, ma anche si ritorce contro di noi in forma di altrettanti pregiudizi e superficialità nei nostri confronti! Di più: questo atteggiamento ammala la nostra fede e la rende una realtà difficile da capire e da comunicare. Chiediamo allo Spirito santo che ci doni una grande dose di umiltà e di saggezza, per allontanare ogni pregiudizio e sostituirla con la pazienza di costruire relazioni sane, forti, vere, con gli altri e con Dio.

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