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giovedì 3 dicembre 2015

Vigilare su se stessi

Liberati dalla paura!


Lc 21,25-28.34-36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
 Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.

State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».


Il sole e la luna scandiscono il ritmo della vita e dell’agricoltura, le stelle orientano i viandanti durante la notte, ma i segni che appariranno in essi, li faranno diventare difficili da interpretare, misteriosi, e vi sarà grande disorientamento. Il mare è il simbolo di una potenza incontrollabile, impossibile da gestire. Ad una forza immensa come quella delle acque non si può che soccombere. La sola vista del fragore del mare, del rumore del male che si agita, genererà angoscia e ansia di popoli. La paura sarà grande abbastanza da uccidere. Il senso di impotenza appesantisce, la paura morde e fa male, l’ansia toglie il fiato, manda in affanno, e chi sperimenta sofferenza, oppressione, affanno, si lascia facilmente andare a qualche esagerazione che anestetizzi il cuore, che faccia dimenticare la fatica. Dobbiamo ammetterlo, nella vita di tutti noi c’è qualche male che si agita, qualche mostro che fa paura, qualche cosa che ci mette in ansia. Il rischio di lasciarsi andare a qualche esagerazione per anestetizzare il cuore è grande. Lo si corre a molti livelli, e le esagerazioni più pericolose sono forse quelle più giustificabili. SI può infatti esagerare con l’alcol, con il gioco, con la tv, con internet, ma si può esagerare anche con il lavoro, con qualche passione, con qualche relazione che ci fa evaadere dal quotidiano; si può esagerare con la pretesa della perfezione o con uno stile di vita trasandato; con la cura del proprio aspetto esteriore o della salute del proprio corpo… e ciascuno di noi fa fatica ad ammettere le proprie esagerazioni. Esse però sono sempre il sintomo di una paura, di un desiderio di fuga dalla realtà o da qualche aspetto di essa. Si fugge dalle relazioni familiari, dai propri impegni e doveri, ma più di tutto si fugge da se stessi, dai propri limiti.

Gesù conosce questi meccanismi, per questo fa ai suoi discepoli una raccomandazione accorata e importante: “state attenti a voi stessi”. Ciascuno deve farlo. Dobbiamo prenderci cura di noi stessi, di quello che si accumula nel cuore, di ciò che, silenziosamente, lo ingombra e lo inquina. Il rischio di vivere con un cuore affannato, che cerca di anestetizzarsi, di ubriacarsi, e che vive senza fiato disperdendo energie, è troppo alto, e non sarebbe da credenti! Chi crede infatti sa che non affronta la vita da solo. Al fianco del discepolo c’è sempre il maestro. Accanto a ciascuno di noi c’è sempre quel Gesù che per ciascuno ha dato la vita. La nostra liberazione dalla paura, dall’affanno, dallo spreco di energie, è vicina, è accanto a noi. Gli uomini moriranno per la paura, ma i credenti si alzeranno in piedi e leveranno lo sguardo verso il futuro, certi che non c’è massa di nubi che non possa essere squarciata dalla luce di Dio, non c’è coltre di nebbia che non possa essere diradata dal calore del suo amore. È necessario prendersi cura del cuore, perché davanti alla fatica la reazione del credente non è quella dell’ubriachezza, dell’esagerazione, dell’anestetico, della fuga: il credente che vede con gli occhi le forze del male, ravviva nel cuore la vigilanza e la preghiera. La vigilanza per non lasciarsi ingannare o confondere, per riconoscere con sapienza la presenza di un Dio vicino, la preghiera per rafforzare la relazione con lui, per stringere il legame di amore che rende saldo il cuore.

Nulla puo far morire di paura un credente che Veglia, custodisce il cuore, prega. Dio riempirà invece il suo cuore di coraggio e di speranza.

lunedì 30 novembre 2015

Un Re strano agli occhi del mondo

Solo la verità è a servizio del BENE

Gv 18,33-37

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Quando Pilato guarda Gesù, rimane profondamente perplesso. Come può quell’uomo essere re? Com’è possibile che qualcuno abbia avuto paura di lui in quanto pretendente ad un trono? Com’è possibile che egli stesso sostenga questa pretesa regale? Regnare, per Pilato, significa esercitare un potere, mantenerlo con la violenza. Chi regna non si propone, impone a tutti con la forza un’idea di società e di futuro, dei criteri di giustizia, uno stile di vita. Chi sale al potere non cerca il bene di tutti, ma l’interesse materiale della fazione che lo ha sostenuto, e più ancora di se stesso. Spesso le su vittorie e conquiste servono per far grande il suo nome prima della nazione. Il re a cui Pilato pensa, si appropria di privilegi, e in base a questi stabilisce diritti e obblighi degli altri. Reprime i rivoltosi e costringere i non allineati. Il potere non contempla una vera libertà di scelta. Chi assume il potere rischia sempre di cadere nella tentazione di piegarlo ai propri interessi. I re della terra finiscono spesso per disporre degli altri, in modo più o meno esplicito, invece che disporre il bene per tutti. Chi governa alla maniera umana corre sempre il pericolo di lasciarsi affascinare dall’occasione di prendere per se e per i suoi, di perpetrare l’ingiustizia per favorire qualcosa o qualcuno, di forzare le cose con la persuasione o con la violenza per imporre se stesso e la propria idea.

Gesù non vuole lasciare Pilato nella perplessità e nel dubbio, e gli spiega che il suo regno non è di questo mondo, non risponde cioè, in nessun modo, alle logiche dei regni terreni. Per questo Pilato non riesce a riconoscere in Gesù un re!

C’è un principio, nel modo di regnare di Gesù che ribalta la concezione stessa di regno: è il principio di verità. Davanti ad esso la logica dei regni mondani è fatta a pezzi. Gesù vive questa verità innanzitutto in prima persona. Nel suo presentarsi al mondo non ci sono secondi fini. Gesù non dispone degli altri per il proprio interesse, ma dispone di se stesso per il bene di tutti. Egli non chiede di essere riconosciuto e non costringe nessuno a seguirlo, anzi, accetta di essere rifiutato ed abbandonato, ma a quelli che lo seguono, chiede di diventare cercatori della verità. Non c’è modo di accogliere il Regno di Dio, se non accettando la fatica della verità. Verità con se stessi e con gli altri, verità davanti a Dio.

Questa verità in tre direzioni è difficile da vivere. L’istinto più spontaneo che abbiamo è quello di nascondere, davanti a Dio, le nostre miserie e il nostro peccato. Questo però chiude il nostro cuore nel suo limite. Apriamo invece il cuore alla misericordia potente di questo re, consegnando a lui con coraggio il nostro peccato e la nostra fragilità, perché nel suo potere regale egli ci liberi dalla schiavitù. Lasciamoci guidare da lui nelle relazioni con gli altri, perché il nostro cuore non sia reso opaco dalla fatica di essere veri, perché i nostri rapporti non siano annebbiati dalla falsità, perché i nostri gesti siano espressione limpida di carità, non mai frutto di doppiezza interiore, di inquinamento del cuore.


Senza questa passione per la verità, senza il desiderio di presentarci in modo onesto davanti a lui, finiremo per stare sempre dalla parte dei regni mondani, dalla parte di Pilato. Scegliamo come nostro re Gesù Cristo, poiché solo il suo è regno di giustizia, di pace, di bene vero per tutti.

sabato 21 novembre 2015

Investire nel presente

Fuggire o costruire?

Mc 13,24-32

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. 
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Un mistero, una tentazione, una certezza.

Il mistero riguarda il futuro, quello personale e quello del mondo. Un futuro che non si può prevedere. La nostra vita è soggetto all’imprevisto, e sfugge spesso ai nostri progetti e ai nostri schemi. Ancor più il futuro del mondo è avvolto nel mistero. Nessuno può conoscerne il percorso, ne si può pensare di intuirne il termine. Nessuno dice Gesù, NESSUNO può conoscere il giorno e l’ora.

La tentazione consiste nel tentare di forzare questo confine. Quante volte, anche ai nostri giorni, qualcuno legge gli eventi del mondo come segni della fine imminente, dimenticando che Gesù stesso ha indicato dei segni, ma ha anche detto chiaramente che la determinazione di periodi e di giorni sfugge definitivamente alla ragione dell’uomo. Il Maestro ha annunciato la possibilità che la storia degli uomini sia caratterizzata da momenti nei quali si perderanno i punti di riferimento (sole, luna, stelle). Allora regnerà il disorientamento e serpeggerà la paura.
Questa stessa tentazione a volte si impadronisce della nostra vita: pensiamo a conseguenze lontane dei fatti che ci capitano, proiettiamo le difficoltà del presente in un futuro torbido e triste, oppure ci perdiamo in sogni. Finiamo così per investire le nostre energie nell’immaginare un futuro plausibile, ma l’utilità di questi pensieri, di questo investimento di energie, è spesso nulla. Peggio, questi pensieri rischiano di esserci di intralcio invece che di aiuto!

La certezza: quando succederanno sconvolgimenti, quando crollano i punti di riferimento, i discepoli sapranno che è vicino, alle porte quel Signore che li ha accompagnati per tutta la vita. Proprio il Maestro, del quale hanno accolto la presenza e la sapienza, manderà i suoi angeli perché li radunino, per custodirli. Di che cosa dovrebbero avere paura? Di incontrare quel Signore che li ha guidati, perdonati, indirizzati e guariti, che li ha sostenuti ed accompagnati? Proprio questa certezza serve invece ai discepoli a superare gli sconvolgimenti, ma anche la tentazione della fuga. Essi sanno che sarà il Signore, nella suo amore immenso, a garantire il loro futuro di bene. Per questo non si angosciano per un futuro immaginabile, ma lo costruiscono nel presente. Non disperdono energie a causa della paura, ma le investono nel presente, cercando di accogliere qui e adesso quel Signore che incontreranno faccia a faccia un giorno, cercando di costruire qui, adesso e con Lui quel futuro che, proprio perché nelle Sue mani, non farà più paura. Ma noi abbiamo il coraggio di metterci in gioco QUI E ADESSO?