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sabato 24 ottobre 2015

Vedere la libertà! Mc 10,46-52

Rassegnati a mendicare?

Mc 10,46-52

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Bartimeo significa letteralmente figlio di Timeo. Lui però è un figlio abbandonato. Timeo non vuole o non può prendersene cura, così, in balia della folla, Bartimeo mendica. Gli altri camminano, vanno  qua e la, percorrono la strada in cerca di occasioni, spinti dal desiderio di investire le proprie energie e capacità; camminano verso una meta, perseguono l’obiettivo che il cuore di ogni uomo si pone: trovare realizzazione e felicità. Bartimeo no. Bramito è seduto, marginale, mendicante. Lo costringe a questa condizione il fatto che lui è prigioniero! lo tengono in carcere la ferita della relazione con il padre, la mancanza di affetto e di cura nei suoi confronti, la tristezza di un'umanità che non lo sa valorizzare, il limite che gli impedisce di valorizzare se stesso; Pesa no su di lui molte cose: il luogo comune che la cecità venga in qualche modo da un peccato, il sentirsi, a volte, di peso, fatto che qualcuno forse mette addirittura in evidenza, in maniera più o meno consapevole. La necessità di dipendere dagli altri ed una certa sfiducia, che nasce nel cuore di chi è rimasto troppo spesso ingannato. Tutto questo fa di Bartimeo un prigioniero, uno che non può decidere di se stesso. Gli altri gli dicono cosa fare e dove andare, e lui deve accettare questo loro aiuto/imposizione. Per questo, mentre gli altri sono in cammino, Bartimeo è fermo, seduto. La sua vita non si dirige da nessuna parte. Niente prospettive, niente progetti. Lui può solo mendicare, tentare cioè inutilmente di riempire la vita con gli avanzi degli altri. 

Quante volte siamo così… quante volte le ferite del passato, quelle che vengono dalla nostra famiglia magari, ci schiacciano, ci atterrano. 
Quante volte viviamo da rassegnati le relazioni e i progetti; quante volte non investiamo nel nostro bene, nel nostro futuro, ma siamo imprigionati nei nostri limiti, nelle nostre sofferenze, nella nostra pigrizia. 
Quante volte viviamo una vita priva di vitalità, seduti sul ciglio della strada della ad attendere le briciole, pronti  difenderci persino dal bene, per il timore che esso stesso sia inganno e tradimento. 
Per di più, chi alza la testa, come Bartimeo, viene deriso, rimproverato, guardato con indifferenza e sufficienza. 

Quest’uomo ci insegna moltissimo, perché non accetta di vivere rassegnato. Non trasforma il disincanto in cinica indifferenza. Lui, gravemente imprigionato, non è però schiavo, e non lo vuole diventare. Lui, immerso nel suo buio, non ha perso il desiderio della vita; è oppresso, ma non soffocato, realista, ma non rassegnato, mortificato dalla vita, ma non ancora morto! Bramito  il ferito, il sofferente, il diseredato, batte i pugni e la il suo grido! Qualcuno lo ignora, qualcuno lo  rimprovera, ma la sua voce annienta quell'inutile rumore. Si fa strada, fa breccia, risuona nel cuore di Gesù come un grido che squarcia il piatto ronzare della gente. Di lì in poi, tutto è veloce, improvviso come lo stupore. Il Maestro lo chiamo, lo guarda, capisce solo ciò che l'amore è in grado di conoscere.  Gli offre per primo il dono più grande: con quella domanda “cosa vuoi che io faccia per te?”, restituisce a Bartimeo la libertà. Per la prima volta può uscire dalla prigione, può esprimersi e decidere di se stesso! per la prima volta può liberare le sue energie e cercare una risposta ai suoi desideri! Lui comprende, e il dono della vista che chiede, gli servirà per poter godere in pienezza di questo dono più grande che Gesù gli ha già dato: quello della libertà di vivere. Bartimeo, pieno di speranza, è diventato davanti a Gesù prima libero e poi vedente; ora, affascinato da questo Maestro che gli ha restituito la possibilità di vivere, la bellezza di assaporare la vita, sceglie di essere anche credente: la sua strada, d’ora in poi, sarà dietro a Gesù! Un Gesù così, affascinerebbe chiunque, a patto che la nostra fede non sia una rassegnata formalità. Non possiamo accettare di vivere una vita apparente, non possiamo rassegnarci a rotolare in avanti senza progetti e desideri; noi non possiamo, non dobbiamo arrenderci alla logica del consumo, dell'ubriacarsi dell'oggi pensando al domani come la più triste delle potenziali delusioni. Noi siamo figli di un Dio della speranza e della vita nuova. Il nostro desiderio sia come un grido. Non si spenga, ma ci spinga fino all'incontro con questo Gesù. L'Amore del suo sguardo ci doni la libertà di sognare il bene, di progettare un futuro di pienezza e di libertà, di vivere fino in fondo la straordinaria esperienza della fede autentica: seguirlo per lasciarsi amare, liberare, rimettere in cammino e in vita sempre di nuovo.