Il tempo della Benedizione
Nm 6,22-27
Dal libro dei Numeri
Il Signore
parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così
benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica il Signore
e ti
custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia
grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
Così porranno
il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».
Lc 2,16-21
In quel tempo, [i pastori] andarono,
senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella
mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto
loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I
pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che
avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli
otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era
stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Poco prima di questo passo l’Angelo
annuncia a Maria la nascita di un bimbo che “Sarà grande e verrà chiamato
Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e
regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine… sarà
santo e sarà chiamato Figlio di Dio.” (Confronta Lc 1,32-35). Con queste parole impresse nella mente, non
dev’essere stato semplice per Maria affrontare i disagi, gli inconvenienti, le
stranezze, le apparenti incongruenze della nascita di Gesù. Questo bambino
grande, destinato a regnare, a salvare il mondo, nasce imprevedibilmente nel
bel mezzo di un inatteso obbligato viaggio; In un paese diverso dal loro,
lontani dalle famiglie di origine, Maria e Giuseppe vivono la nascita di Gesù
tra l’indifferenza generale, senza nessun segno di solidarietà. Gli unici a
visitare questo grande Re, sono personaggi senza alcuna rilevanza sociale come
i pastori, i quali raccontano sì della loro esperienza straordinaria, gli
angeli li hanno inviati a Betlemme, ma non depongono a favore della grandezza
di questo nuovo nato. Maria però non cede all’inganno delle apparenze. Non ha
fretta di interpretare, non si fa prendere dalla paura di ciò che appare
inspiegabile e problematico. Questa giovane donna non cede all’inganno del
male, che gioca le sue carte a partire dalle apparenze e da ciò che è vistoso.
Maria sa che il bene non fa rumore, che lo stile di Dio è discreto e
silenzioso, e non cerca l’apparenza ma la sostanza. Maria tace, custodisce nel
cuore, e con questo ci insegna a non lasciarci travolgere troppo in fretta da
ciò che capita, a non lasciarci convincere troppo facilmente che Dio ci ha
abbandonati. Senza questo atteggiamento di sapiente silenzio, rischiamo di
cadere in due tentazioni. Prima di tutto, rischiamo di pensare che il bene non
ci sia, attratti e distratti dal rumore clamoroso del male, e invece il bene c’è,
Dio continua a garantirlo per noi, ed ha bisogno di cuori saggi, che lo
accolgano e nei quali possa fare le radici. La seconda tentazione: dimenticare
il bene, aggrediti come siamo dalla paura di molti rumorosi mali. Nel silenzio
del cuore, nell’umiltà di chi non pretende di capire tutto subito, custodiamo
gelosamente la certezza che Dio continua ad accompagnarci con il suo bene, che
la sua benedizione è con noi, che sempre di nuovo, contro ogni apparenza ed
ogni rumoroso e vistoso male, egli ci stringe la mano e ci guida, attraverso le
traversie della vita, sulla strada del bene e della salvezza!
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