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sabato 7 novembre 2020

Mascherati o trasformati?

 Autenticità, porta della conversione

 

Mt 21,28-32

 

 

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: «Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna». 29Ed egli rispose: «Non ne ho voglia». Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: «Sì, signore». Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.


Non possiamo accettare l’immagine di un figlio che sbatte in faccia al padre un’affermazione così secca: “non ne ho voglia”. Sembra davvero senza motivazioni, fuori luogo. Avrebbe almeno potuto essere un po’ più garbato. D’altra parte però, la nostra mentalità ci porta a dire che alla fine conta il risultato. Costui è stato sfacciato, ma alla fine ha fatto il lavoro. 

Quello che Gesù mette in luce però, ha a che fare con il percorso di questo tale, che manca completamente nell’esperienza del fratello. Dopo quello stridente “non he ho voglia”, quest’uomo si guarda dentro e riconosce di aver sbagliato. Fa l’operazione faticosa di rendersi conto e di ammettere che si è comportato in modo scorretto. Probabilmente si accorge che la sua motivazione, basata sulla voglia del momento, è debole, inconsistente. Così si pente, e ripara al proprio errore cambiando rotta, riformulando la sua scelta. Va a lavorare nella vigna.

Nella vita di suo fratello invece non cambia nulla. La sua risposta: “Si, signore” non è che una maschera. Non c’è autenticità nel suo dire. Egli è nascosto dietro una parvenza di educata obbedienza, ma il suo cuore è lontano dalle sue parole, così il suo “Si” si trasforma in un sonoro “No” pratico.

Questi due figli assomigliano a coloro che hanno ascoltato la predicazione di Giovanni. I pubblicani e le prostitute, che con la loro vita avevano detto uno sfacciato “no” a Dio, poi hanno ascoltato Giovanni, si sono lasciati toccare dal suo messaggio, si sono convertiti. I capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, sembrano dire di si a Dio, ma nel concreto il loro cuore non cambia. La loro condizione di vita è la loro maschera. 

Dobbiamo fare attenzione. Se le nostre attività, le nostre idee, le nostre pratiche religiose non cambiano in profondità il nostro cuore, se non ci portano a pentirci, a purificare pensieri e scelte, a cambiare vita, allora il rischio è che esse assomiglino a un si-maschera dietro il quale ci nascondiamo, illudendo prima di tutto noi stessi.

Lo Spirito Santo ci doni di essere gente autentica. Ci faccia la grazia di non accomodarci dietro al paravento di una vita che si accomoda, che si giustifica, che di fatto si maschera. Ci doni invece la grazia di lasciarci toccare, colpire, di accettare la fatica di rimetterci in gioco, di guardarci dentro, di lasciarci illuminare, di intraprendere strade sempre nuove di conversione. La luce dello Spirito faccia venire a galla i nostri “non ne ho voglia”, il nostro essere cioè sottomessi al nostro io con le sue voglie e i suoi bisogni, e non a Dio. La forza del Paraclito ci sostenga nel cammino della conversione, perché la nostra non sia mai una vita mascherata, ma trasformata dalla potenza di Dio.


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