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lunedì 19 febbraio 2018

Mostraci il tuo volto - sesto incontro

Chi dite che io sia?


Mc 8,22-38

Giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».

Poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.

E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va' dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c'è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».



Ä Prima di questi fatti… All’inizio del cap. 8, per la seconda volta Gesù moltiplica i pani e i pesci; dopo questo grande segno, si manifesta in maniera evidente l’incomprensione, che raggiunge qui un apice drammatico. Se a non capire erano stati prima i farisei con gli erodiani (3,6) e poi i suoi compaesani (6,2-6), qui sono addirittura i suoi discepoli.
Ä Gesù descrive questa incomprensione proprio con l’immagine della sordità e della cecità (vedi 8,18 e 8,21). La guarigione  di 8,22-26 ha allora una portata profondamente simbolica.
Ä Gesù impiega le sue forze per far uscire l’uomo (i suoi discepoli…) dal buio dell’incoprensione, e in questo surplus di fatica non sarà sufficiente un solo intervento risolutivo; sarà invece necessario un progressivo cammino caratterizzato dall’incontro illuminante con il Maestro.


Ä La vicenda del cieco è fatta di personaggi anonimi e passivi. Quelli che conducono il malato non chiedono nemmeno che egli venga guarito, ma solo toccato da Gesù. Il Maestro invece compie una serie di gesti, il primo dei quali è cercare un luogo isolato.
Ä Nonostante il grande impegno (molti gesti) la guarigione riesce solo in parte. Il cieco vede… una realtà deformata. Il nuovo intervento di Gesù lo riporta finalmente alla piena luce e capacità di vedere la realtà.
Ä I verbi che Marco sceglie per raccontare la guarigione sono molto significativi: Il cieco infatti, interrogato da Gesù, dice di vedere (24a, il verbo significa tornare a vedere), ma confessa che la sua vista è deformata, fragile. Dopo il nuovo intervento di Gesù vede chiaramente, (25b, il verbo significa Vedere attraverso), vede distintamente (25c il verbo significa vedere dentro).

Ä Cesarea di Filippo è un posto di confine. Dopo il suo pellegrinare dentro e fuori i confini di Israele, da qui inizia il viaggio che porterà Gesù a Gerusalemme, perché è là che si compiranno le profezie del Messia.
Ä Marco annota che il fatto si svolge per strada, durante il cammino. I discepoli sono chiamati a seguire Gesù, a sceglierlo di nuovo, ad accettare umilmente la sua guida. Per la strada seguirà Gesù un altro cieco guarito: Bartimeo, (10,52). La sua vicenda sarà un esempio di discepolato e concluderà il racconto delle vicende che caratterizzano il ministero di Gesù. Dal capitolo 11 con l’ingresso in Gerusalemme, Marco darà inizio al racconto della passione.
Ä Che cosa dice la gente? I discepoli riportano esattamente le opinioni di cui l’evangelista ci ha parlato in 6,14-15. Per l’opinione comune Gesù è un profeta.
Ä A questo punto però, giudicando implicitamente come inadeguate queste interpretazioni (…ma voi…) Gesù si rivolge ai discepoli:
o   Voi, non tu… una domanda collettiva. Pietro si fa forse portavoce di un’opinione maturata tra i dodici, forse espone la sua a nome di tutti. Sta di fatto che Gesù interpreta la fede come un fatto comunitario.
o   “Tu sei il Cristo!” Una risposta che soddisfa la tensione creata con ripetute domande in tutta la prima parte del Vangelo (chi è costui… che è mai questo…)
o   L’ordine severo di non parlare potrebbe stupire a questo punto… dopo molto mistero, dopo molto silenzio, non è giunto il tempo di dire quello che si è finalmente capito? Gesù sa che la comprensione dei discepoli è in realtà vera ma molto parziale. Sanno che lui è il Cristo, ma in che maniera egli voglia portare a termine questa missione di Messia, questo non lo immaginano, anzi: lo immaginano sbagliando! Si conclude con questa risposta e queto ordine la prima parte del Vangelo. Il primo dei tre annunci della passione aprirà il sipario su una nuova fase del cammino

Ä   In questo contesto risulta chiara la vicenda della protesta di Pietro e del rimprovero di Gesù il quale invita l’apostolo a tornare dietro, cioè a tornare a seguire!

Ä   Se qualcuno vuole… seguire Gesù chiede al discepolo una decisione libera, che comporta l’accettazione di una condizione descritta da tre espressioni:
o   Rinnegare se stessi, cioè togliersi dal centro. Solo Dio è Signore della vita, solo lui può dare la vita, solo lui può portarla al compimento.
o   Prendere la croce significa lasciarsi segnare da Dio, lasciare che egli imprima su di noi il suo sigillo, accettare di fare la strada di Gesù anche a costo di fatica.
o   Seguire Gesù ora ha un significato nuovo, illuminato dalle espressioni che lo precedono.

§ Alcuni spunti per cercare il “senso spirituale”

Tutto il resto per Gesù è stato più facile di questo. Cacciare demoni, guarire malati, perdonare peccati, calmare il mare, moltiplicare i pani… La grande cecità dell’uomo è guaribile solo al costo della grande fatica di Dio, e solo chi sa abbandonarsi (passività) a lui può compiere il percorso della guarigione.
Al cuore dell’esperienza cristiana non stanno molte grazie e manifestazioni, ma un’unica grande conversione intorno alla quale pian piano concentrarsi. Non servirà la volontà, ma una progressiva umiltà nell’accogliere il dono.

Cesarea di Filippo è un confine. Quante volte viviamo al confine… tra la fede e una realtà di fatto pagana… e questo da fuori (nelle relazioni con gli altri) ma anche da dentro (nelle zone pagane del nostro cuore)

Sempre la fede è in cammino e in comunità, ci chiede di continuare a metterci in gioco e in discussione e di sostenerci a vicenda, condividendola. Siamo sempre davanti a interpretazioni inadeguate della vita, della spiritualità, della figura di Gesù. A noi la possibilità di dare risposte che vengano dalla frequentazione di Gesù, dall’incontro con lui e dall’ascolto della sua Parola. Lontano da noi la tentazione di pensare che abbiamo capito, che ne sappiamo abbastanza.

Ancora silenzio… perché prima di lasciare che la Parola giunga alle labbra, bisogna custodirla, ruminarla a lungo nel cuore, con il coraggio di lasciarsi limare-ferire, di lasciarsi cambiare da dentro.

La nostra vita è di Dio, per viverla, compierla, salvarla dobbiamo accettare di stare dietro lui, di lasciarci illuminare dalla sua presenza, guidare dalla sua sapienza.

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