L’Amore
resta Amore
Lc 22,31-34.54-62
Simone, Simone, ecco: Satana vi ha
cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua
fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E
Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e
alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima
che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».
Dopo averlo catturato, lo condussero
via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da
lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno;
anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino
al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma
egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e
disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!».
Passata circa un'ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui;
infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in
quell'istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si
voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il
Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre
volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.
“Sono pronto alla prigione e alla
morte!”. Nel suo slancio, Pietro non mente. Questo è quello che vorrebbe,
questo immagina per se. Vorrebbe essere fedele per sempre, in maniera integrale
a Gesù, che con il suo insegnamento e la sua amicizia profonda gli ha cambiato
la vita. Pietro vorrebbe essere tutto d’un pezzo, si immagina così: capace di
affrontare qualsiasi ostacolo in favore di quell’amico fraterno e intimo che
gli ha ridato vita, che gli ha insegnato il senso dell’esistenza, che gli ha
fatto scoprire il volto vero di Dio. Vorrebbe, ma non conosce a sufficienza se
stesso, la sua fragilità, la sua miseria. Le sue promesse sono
straordinariamente belle, lo slancio del suo cuore è nobile, ma non fanno i
conti con le miserie e le fragilità che ugualmente lo abitano, che
quotidianamente segnano il suo agire. Gesù invece conosce profondamente, gli
vuole un bene vero, immenso, incondizionato. Per questo fa un gesto che ora
forse ferisce Pietro, ma che poi lo salverà: con senso di realismo, con
sofferta tenerezza, gli preannuncia il suo tradimento.
Nel cortile del sommo sacerdote, il
fuoco illumina e riscalda la notte, ma il cuore di Pietro è reso buio e gelido
dalla paura. Avrebbe voluto essere fedele, ma la paura lo fa traditore. Avrebbe
voluto essere sincero, testimoniare la sua amicizia reale con Gesù, ma la paura
lo fa codardo e bugiardo. Tradisce l’amore di Gesù per lui, ma anche il suo
amore per Gesù. Rinnegando il maestro, egli rinnega drammaticamente se stesso.
Se Pietro dovesse prendere coscienza da solo di
questo dramma, delle sconfortanti dimensioni della sua miseria, forse ne
rimarrebbe schiacciato. Invece la presa di coscienza viene da uno sguardo
d’Amore: quello di Gesù. Gli occhi del Maestro riportano alla luce, nel suo
cuore, un ricordo: Gesù sapeva già, egli conosce profondamente il suo cuore,
più di quanto non lo conosca lui stesso. Ora il Maestro non distoglie lo
sguardo da Pietro, come per disprezzarlo, per rifiutare il traditore e troncare
le relazioni con lui. Al contrario, Gesù lo guarda, quasi a ristabilire
l’amore. Sembra quasi dire Gesù: “Ricordi Pietro? …ti avevo preannunciato che
saresti stato fragile. Lo sapevo, ma come non ti ho rifiutato allora,
conoscendo il tuo limite, così non ti rifiuto ora che il limite è divenuto
scelta di peccato.”. Pietro esce e piange, di un pianto che non lo renderà
disperato e rassegnato, ma che scioglie le nubi che opprimevano il suo cuore.
Conosce se stesso, ma contemporaneamente conosce l’immenso Amore di Cristo, un
amore che avvolge anche i suoi limiti in un solo abbraccio; un Amore che lo
rinnova e lo fa rivivere. Per questo Amore, tra poco, Cristo salirà sulla
croce, perché il suo dono non raggiunga solo Pietro, ma tutti noi. Contemplare
la Croce significa sempre, per tutti noi, fare luce sulla nostra miseria, ma
anche scoprire sempre di nuovo che essa è avvolta dall’Amore misericordioso di
Cristo. Fare verità nel cuore è compito tanto necessario quanto duro, ma chi si
lascia sostenere dall’Amore di Cristo nulla teme nel cammino verso il bene!