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martedì 6 febbraio 2018

Mostraci il tuo volto - Quinto incontro

La misura con la quale misurate...

 Mc 4,1-34

1 Cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. 2Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: 3«Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, 6ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7Un'altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. 8Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». 9E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».

10Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. 11Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, 12affinché / guardino, sì, ma non vedano, / ascoltino, sì, ma non comprendano, / perché non si convertano e venga loro perdonato».

13E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? 14Il seminatore semina la Parola. 15Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l'ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. 16Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l'accolgono con gioia, 17ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. 18Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, 19ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. 20Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l'accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».
21Diceva loro: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? 22Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. 23Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».

24Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. 25Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

26Diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; 27dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 28Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; 29e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».

30Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; 32ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell'orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».


33Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. 34Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.



§ Prima di questi fatti
o  Gesù proclama la venuta del regno
o  …poi la proclamazione diventa gesto: il regnare di Dio chiama gli uomini a coinvolgersi in prima persona, guarisce le malattie, caccia i demoni, ristabilisce gli uomini in una vita buona. Gesù vuole mostrare la presenza di Dio con fatti significativi, ma chi lo guarda sembra cogliere solo il gesto, non il suo significato profondo.
o  L’annuncio di Gesù va incontro ad un’impressionante ondata di incomprensione e rifiuto: “tutti ti cercano” 1.37; “perché costui parla così? Bestemmia!” 2,7; “perché mangia e beve insieme a pubblicani e a peccatori?” 2,16 “perché i tuoi discepoli non digiunano?” 2,18; “perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?” 2,24; “…rattristato per la durezza dei loro cuori” 3,5; “Tennero consiglio contro di lui per farlo morire” 3,6; “..i suoi… dicevano: è fuori di se!” 3,21; “è posseduto da Beelzebul” 3,22;

§ A questo punto Gesù si mette a parlare in parabole. (I semitismi di questo capitolo ci fanno capire che esso è di origine più antica rispetto alle versioni degli altri evangelisti.) Perché le parabole? Esse sono un modo per interpretare il mistero della vita, per guardarlo da un altro punto di vista. Per Gesù sono anche un modo per coinvolgere i suoi ascoltatori nel suo punto di vista. L’annuncio in gesti non ha coinvolto gli ascoltatori, che si sono limitati al massimo allo stupore. Essi però non sono stati capaci di passare dai fatti al significato.

§ Prima di tutto l’ascolto!
o   Gesù ripete un invito presente in tutto l’AT (vedi ad es. Dt 6,4): ascoltate! Esso fa da cornice al racconto del seminatore, lo troviamo infatti in apertura (4,3) e in chiusura (4,23), dove l’espressione “se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti” non ha il sapore di invettiva (…se volete ascoltare altrimenti arrangiatevi) ma è piuttosto un’esortazione a coinvolgersi. Il vedere è più passivo, più spontaneo, ma soprattutto più calcolatore. L’ascolto è più personale, più attivo, più capace di coinvolgere l’intera persona.
o  Nel versetto 24 Gesù chiederà anche di fare attenzione a quello che si ascolta: se ascoltare significa fare spazio dentro la vita a una presenza, allora chi accoglie la sua Parola/presenza imparerà a “misurare” le cose secondo la sua sapienza, a lasciarsi misurare da lui, fuggendo la tentazione di misurare/misurarsi. Chi non accoglie la sapienza di Dio diventerà sempre più incapace di comprenderne la presenza.
o   “a voi è dato…” un privilegio per pochi? Il mistero del regno è Gesù stesso con la sua presenza. Il Verbo incarnato è Dio stesso presente tra gli uomini. Per questo esso non può essere compreso del tutto, ne misurato o incasellato in schemi umani. D’altra parte Dio si è fatto uomo tra gli uomini proprio per manifestarsi a loro. Questa manifestazione non sarà mai completa e definitiva, ma avverrà dentro la dinamica di una relazione stabile che tanto più si  approfondisce quanto più dura nel tempo. Il corsivo del vers. 12 è una citazione di Isaia (Is 6,9-10). Il significato dell’espressione non vuole dire una condanna ma una possibilità sempre rinnovata di misericordia, fino a quella finale.

§ Chi guarda la vicenda di Gesù potrebbe pensarla già fallimentare. Gesù però interpreta le cose in un’ottica molto diversa. Nonostante ogni evidenza transitoria, egli sa che la sua vita è custodita da Dio, e così la sua missione. È Dio che fa crescere il regno, e lo fa in maniera misteriosa. D’altra parte la vita stessa per noi è misteriosa, con le sue sproporzioni e i suoi paradossi. Se Dio, nella sua misteriosa sapienza, fa crescere il suo regno, un regno di liberazione da ogni male e oppressione, un regno di bene e di salvezza, allora per Gesù bisogna sperare contro ogni speranza, contro ogni evidenza, contro ogni buon senso solo umano. Il seme cresce da se, (4,26-29) e i frutti che porta non sono proporzionati alla sua dimensione o visibilità (4,30-32). Esso non offre riscontro immediato, quindi chiede fiducia.
§ Lavoro di seminare, veglia, per raccogliere, generosità per consegnare ad altri.

§ Sulla parabola del seminatore:
o  Il tema non è sconosciuto al tempo di Gesù, ne nella cultura ebraica ne in quelle vicine, ma egli lo interpreta in chiave del tutto nuova, con un particolare taglio autobiografico, che però vuole essere anche didattico: raccontare la sua esperienza, interpretandola dal suo punto di vista, perché chi lo vuole possa liberamente coinvolgersi nella sua avventura.
o  La faccenda della semina ha un legame culturale con l’abitudine ebraica. Il fatto che il seme finisca sulla strada o tra le spine, a noi sembra frutto di un lavoro fatto male, con imperizia, disattenzione, trascuratezza. Nelle condizioni di lavoro e nelle abitudini di Israele questo era del tutto normale, almeno tanto quanto la possibilità che il seme venisse mangiato dagli uccelli
o  Il vero dato spropositato è la resa del seme. Nel caso della semina andata a buon fine Gesù parla di una resa minima del trenta per uno. A quel tempo la resa stimata di una semina era del sette, massimo otto per uno!

§ Alcuni spunti per cercare il “senso spirituale”

Portiamo nel cuore una sottile tentazione, quella di guardare noi stessi e la realtà a partire da una pretesa. Essa viene dai nostri progetti, e di solito ci mette in difficoltà. Pretendere significa attendere un risultato automatico e proporzionato, ma la vita ci impedisce di pensare che le cose vadano così. Allora, a volte, la pretesa si trasforma in una specie di “resa”  e diventa restrizione (ho questo e nessuno deve toccarmelo, del resto non mi interessa), qualunquismo e minimalismo (mi accontento di quello che viene), rassegnazione delusa… Gesù ci insegna a guardare la vita da un punto di vista diverso, a riferirci non ai nostri progetti e pretese, ma al grande piano di salvezza di Dio. questo ci impedisce di diventare pretenziosi, ma anche di trasformarci in gente delusa, rassegnata, sconfitta. Questo nella vita come nell’annuncio del Vangelo.

Gesù ci insegna a non preoccuparci delle proporzioni della nostra fede o della nostra testimonianza (granello di senapa) e nemmeno della possibilità di godere in breve dei frutti. (l’albero farà ombra agli uccelli, non al seminatore). Non godiamo forse noi stessi i frutti della semina di altri? Nel piano di Dio tutto ha un posto, per questo dobbiamo comportarci come il seminatore saggio, il quale si coinvolge nell’avventura del regno, ma lo fa senza pretese, e ad esse sostituisce la saggezza del tempo opportuno, la capacità di vegliare, di osservare, di cogliere i frutti quando sono maturi, non lasciandoseli sfuggire a causa della fretta o della disattenzione.

Abbiamo bisogno di imparare ad ascoltare… la Parola di Dio e la nostra stessa vita. Dobbiamo imparare la sapienza di riconoscere nelle nostre vicende la presenza sapiente di Dio. il nostro cuore rischia di essere così distratto da non cogliere i segnali di bene, o di allarme, che vengono dalla nostra quotidianità, dalle nostre relazioni. Abbiamo bisogno di ascoltare, e di conseguenza dobbiamo imparare a fare silenzio, a concentrarci, a far tacere i ragionamenti perché parli la realtà, perché parli il nostro corpo, il nostro cuore, perché parli Dio.


La nostra vera domanda davanti alla Parola non è “che cosa devo fare?” …piuttosto dobbiamo imparare a chiederci: chi sono io? (ad esempio non sono quello che ha fatto la realtà… sono figlio amato…)…di chi sono? (di Dio, delle mie preoccupazioni, dei miei calcoli), verso dove cammino? (verso la realizzazione dei miei progetti o verso il futuro che Dio mi prepara?) chi è Dio per me?


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