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sabato 6 dicembre 2014

Solo l'Amore è affidabile!

Disperdere o concretizzare

Lc 1,26-38

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». 
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Maria è turbata, si chiede che senso abbia un saluto come quello dell’angelo, non capisce in che modo quelle parole possano avere a che fare con la sua vita semplice, umile, così normale, ma non si ferma lì. Maria fa un passo avanti, si mette in gioco perché sa che la vita è determinata dalle relazioni più che dalle paure e dai pensieri, e questi ultimi possono essere ora un aiuto, ora un ostacolo, ma la sostanza viene dal condividere la vita con qualcuno, dall’approfondire fino alla confidenza le relazioni tanto da finire per fidarsi ed affidarsi. Per questo Maria non si arrovella ripetendo centinaia di volte in testa una serie di conti dai parametri troppo variabili. Questa ragazza di Nazareth non si fa paralizzare da mille paure, da altrettanti “se” e “ma”. I suoi ragionamenti sono essenziali, le sue domande sono limpide e necessarie, realiste, ma nel suo cuore la rassicura qualcosa di più grande, un amore che le fa dire eccomi! Mi metterò al servizio di questo progetto, anche se non ho capito tutto, anche se ho timore di alcune cose, perché sono amata, e l’amore è affidabile, al di sopra di ogni artificio mentale, di ogni valutazione umana. Abbiamo tantissimo da imparare da questa giovanissima donna! Oggi la fede rischia di deformarsi a causa di mille pensieri che le si aggiungono. Macinata dentro le contorsioni della nostra mente, essa diventa spesso argomento per strane discussioni, oggetto da strumentalizzare per reggere idee politiche o ideali umane, porta di servizio attraverso la quale fuggire da un mondo troppo complicato. Invece che cercare la fede come relazione, la trasformiamo in un oggetto inerte, da misurare, e allora il credere diventa una serie di norme, fin troppo spesso proclamate e altrettanto poco praticate, diventa un intimo e privato fatto di coscienza, tormentoso o rassicurante. Troppe volte si fa corrispondere l’essere cristiani con il mettere la coscienza in pace attraverso alcune pratiche di preghiera o alcuni gesti di elemosina, con il cercare in modo spasmodico manifestazioni straordinarie, con il combattere guerre o l’erigere barricate di difesa. Tutto ciò inquina in maniera irrimediabile la nostra identità di credenti, perché ci spinge a trasformare in essenziale ciò che invece dovrebbe essere solo strumento relativo, ci costringe ad impiegare moltissima energia nei mezzi, con il rischio di non conservarne più per accogliere e godere il fine! Maria con pochi gesti, con poche parole, sembra dirci: meno complicazioni, cari credenti, e più fiducia in Dio! Meno dispersione di energie in mille cose, e più investimento nel coltivare una relazione forte, profonda, vera con Dio. Meno discorsi e più ascolto del Vangelo, e, infine, più coraggio nel mettersi in gioco in questa relazioni di fiducia! Abbiamo bisogno di liberarci dalla prigione dei mille pensieri e delle mille paure, dei mille calcoli, dalla pretesa di prendere le misure a tutto, dall’ansia di dover determinare con precisione ogni dettaglio del futuro considerando mille diverse variabili. Il rischio che queste cose diventino muro invece che strumento, separazione invece che relazione, è altissimo. Maria ci guidi a tornare a quello che serve davvero; ci aiuti lei ad approfondire la relazione con Dio, a far crescere con tutte le forze la capacità di accogliere l’Amore del Padre, a lasciare che il sapersi amati si trasformi in fiducia profonda, e su questo si fondi la nostra vita, al di là e al di sopra di qualsiasi complicazione!




Aprire strade...

Una buona notizia
Mc 1,1-8

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Abbiamo bisogno di pensare che la nostra vita è importante, di sapere che essa ha un senso di avere la certezza che i nostri sforzi costruiscono qualcosa! Abbiamo bisogno di portare in cuore la sicurezza che il nostro servizio a ragazzi e adolescenti è buono e utile. Nessuno può fabbricarsi da solo questa buona notizia sulla propria vita, sul presente e sul futuro! Il Vangelo è la buona notizia che la nostra vita è amata, e che per mostrarcelo Dio ha mandato a noi Gesù Cristo, il suo Figlio Amato! Gesù Cristo è l’abbraccio di Dio per noi, nella sua presenza, la mano forte di Dio ci guida, il suo Amore immenso ci raggiunge!

Quali sono le “Buone notizie” di cui ho bisogno in questo momento?
Quali certezze desidero, di quali speranze ho bisogno?

Preparare la strada

Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 
 Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico.

Al tempo del Battista la gente vive un forte senso di disorientamento, e oggi le cose non cambiano molto. Il nostro compito però è quello di diventare un po’ come il Battista, capaci di preparare strade, di indicare la stella che può guidare la vita. Come fare? Abbiamo bisogno di aprire per primi la strada a Gesù Cristo, di preparargli una via nel nostro cuore prima che in quello degli altri. Attraverso le sue parole e la sua testimonianza di vita, Giovanni indica due scelte necessarie a preparare la strada. La prima: la conversione. Rischiamo tutti di camminare sulla strada dell’autosufficienza, di pensare che dobbiamo farcela con le nostre forze. Convertirsi è riconoscere i propri limiti davanti a Dio e accettare di avere bisogno del suo aiuto. Quali sono i miei limiti, quelli rispetto ai quali chiedere aiuto a Dio?
La seconda scelta: cercare di distinguere ciò che è essenziale da ciò che non lo è. Giovanni lo fa in maniera molto evidente e radicale, vestendo e mangiando in un modo davvero estremo, ma per noi è sufficiente lo sforzo di porci la domanda: quali pensieri, quali preoccupazioni, quali cose sono davvero utili alla nostra vita?

Con la forza di Dio
Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».


Abbiamo bisogno di prenderci cura di noi stessi per essere testimoni. Abbiamo bisogno di aprire una strada nel nostro cuore per imparare ad aprirla anche nel cuore degli altri e nella comunità. Tutto questo però tenendo conto che la responsabilità non pesa tutta e solo sulle nostre spalle. Il nostro contributo è importante, fondamentale, ma la vita degli uomini, dei ragazzi che ci sono affidati, la nostra stessa vita è sulle spalle del “Più forte” di cui parla Giovanni! È lui che compie ogni opera buona con la forza dello Spirito. Invochiamo la forza di Dio per noi, per le nostre famiglie, per le nostre comunità.