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martedì 19 aprile 2016

Ravvivare la fiamma

Intimità

Lc 9,28-36

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. 
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.


Dio non resta indifferente davanti alla schiavitù che opprime il suo popolo in Egitto, manda Mosè a guidare i suoi figli verso la libertà. Per raggiungerla essi attraverseranno il mare rosso, un grande ostacolo superato con un grande miracolo.
Dio non resta indifferente davanti al suo popolo schiavo del peccato che porta alla morte. Manda il suo Figlio, ed egli per liberare l’umanità abita in essa. Gesù, vero uomo, sperimenta l’ostacolo della morte, e grazie al miracolo di Dio risorge da morte e spiana davanti al popolo di Dio la strada per la vita vera, piena, eterna. Ecco l’esodo di Gesù. Mosè ed Elia, rappresentanti della Legge e dei Profeti, rendono presente in maniera forte e viva accanto a Gesù la potenza della Parola di Dio. Proviamo a ricominciare dall’inizio: la missione di Gesù è difficile da vivere. Dal punto di vista umano essa sembra un fallimento. Gesù parla alle folle, molti lo ascoltano, ma chi lo prende sul serio? Egli annuncia misericordia ed ottiene avversione, parla di perdono ed ottiene violenza. La sua vita si avvia verso il passaggio più arduo e difficile, quello della croce. Dal punto di vista umano quel momento sembrerà il fallimento totale e definitivo della sua vita e della sua missione. Come affrontare questa enorme sofferenza senza la forza di Dio? Per questo Gesù, presi con se gli amici più cari, sale sul monte cercando intimità con il Padre. Ecco che cos’è la sua preghiera: un momento di relazione profonda, intima con il Padre. Nel cuore di Gesù e fuori di lui, l’intimità con il Padre si fa luce, la Parola (Mosè ed Elia) illumina il suo arduo cammino (il suo esodo), gli permette di guardare con decisione ai fatti che si compiranno a Gerusalemme (la condanna e la croce).

Come Pietro, Giacomo e Giovanni, anche noi rischiamo di non capire molto della fede, del regno di Dio, del suo misterioso crescere ed evolversi. Quella voce dal cielo “Questi è il figlio mio, l’eletto; ascoltatelo” attraversa i secoli e giunge a noi; ci chiede di ascoltare Gesù, di un ascolto profondo che diventa imitazione. Anche noi, come lui, non possiamo affrontare il cammino della fede senza questa intimità. Non possiamo essere fedeli all’amore se non lasciandoci illuminare da questa luce. Non saremo capaci di dare senso agli eventi della vita, di affrontare con coraggio le sofferenze senza la sapienza di questa parola. Abbiamo bisogno di salire sul monte della preghiera. Abbiamo bisogno di ascoltare il Vangelo, ma dentro l’intimità con Dio. Allora esso ci parlerà, allora diventerà luce e forza per il cammino; allora non temeremo di fallire, ma sapremo vivere amando, senza che nulla possa ostacolare il nostro entusiasmo, annebbiare la nostra speranza, spegnere il nostro calore.

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