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martedì 19 aprile 2016

Alzati, l'Amore ti attende!

Rivivere


Lc 15,1-3.11-32


Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta». Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati». Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo». Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso». Gli rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato»».


Quanta voglia di autonomia ci si porta dentro, quanto desiderio di fare di testa propria, di gestirsi da soli! Quante volte, persino la benevolenza la interpretiamo come un intralcio ai nostri progetti, l nostro fare da soli. Simo tutti un po’ figli minori, convinti che la vita non sia un dono di Dio da vivere in relazione con lui, convinti che essere liberi significhi non essere vincolati a nulla e a nessuno. Invece non è così. Questo figlio scopre che non si è svincolato da un peso, ma dall’amore del Padre, e chi si svincola dall’amore muore. Chi non è amato, perché si è allontanato dall’Amore, non vive che solitudine e tristezza. Quando questo figlio ritorna in se stesso però, nel suo cuore non trova solo le macerie della sua vita, i danni causati dai suoi errori, l’amarezza per i suoi peccati. Più in profondità, la dove le cose mettono radici stabili, questo figlio trova l’Amore. Lui è fuggito dall’amore, ma L’amore non è fuggito da lui. Nel profondo del cuore il ricordo dell’amore rinasce, e con esso, il desiderio di sentirsi di nuovo veramente amato. Suo padre non lo attende, gli corre incontro, e l’amore diventa per questo figlio risanamento. Non si cancellano i peccati, ma li si guardano come una realtà che non deve schiacciare, che può invece aiutare a cambiare vita, a crescere. E così la veste, i calzari, l’anello, sono il segno della riabilitazione, ma anche della responsabilità nuova che questo figlio è chiamato ad assumersi, non più da solo, ma ammonito dalle sue esperienze negative, illuminato e sostenuto dall’Amore. 

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