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lunedì 13 agosto 2018

Fare i conti scordando il capitale

Il sogno di un bene più grande

Gv 6,1-15


Dopo questi fatti, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 

Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. 

Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. 

Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.



Duecento denari di Pane sono davvero uno sproposito. Un denaro è la paga di un bracciante per un giorno. Per quanto poco possa essere il guadagno di un uomo assunto a giornata, duecento giorni di lavoro dovrebbero consentire l’acquisto di una quantità di pane davvero considerevole. Se anche si avesse tutto quel denaro, dove si troverebbe tutto quel pane in una volta? Quello che c'è si valuta in fretta: cinque pani e due pesci non possono certo nutrire una folla come quella che sta davanti a Gesù. Filippo e Andrea impersonano due dei nostri atteggiamenti buoni. Filippo sa gestire bene le cose, sa farsi due conti, è uno che sa amministrarsi bene, che non si fa incastrare da valutazioni sbagliate. Sa bene prendere le misure, fare le proporzioni. Andrea è qui l’uomo del realismo. Che cosa abbiamo? Solo cinque pani e due pesci. Dobbiamo rassegnarci, questo intervento non è alla nostra portata.

Non è certo a caso che Gesù ha preso questa iniziativa nei confronti dei suoi discepoli. La sua domanda, apparentemente un po' avventata, dotata di poco buonsenso, di poco realismo, serve in realtà a rivoluzionare il modo di ragionare dei dodici. Le proporzioni devono tenere conto non solo delle forze umane, ma del fatto che lui è Dio. Alla domanda infatti fanno seguito una serie di fatti che gradualmente e in modo sorprendente mostrano a Filippo, ad Andrea, a tutti i discepoli una nuova realtà, una nuova proporzione di cose. Gesù prende il pane, rende grazie (con un gesto che ricorda chiaramente l’eucaristia) e lo consegna, e così con il pesce. Nessuno commenta il miracolo, nessuno lo descrive, ma quel silenzio parla forte. Gesù è Dio. Gli uomini si piegano alla realtà, sono costretti ad arrendersi davanti ad essa. Dio invece la riempie, la plasma di nuovo, la rende finalmente sufficiente, adeguata al bene di tutti. Anzi, di più: la realtà diventa sovrabbondante, il cibo avanza. Dodici ceste, una per ciascuno dei discepoli! Meravigliati, increduli hanno distribuito, senza consumarli, cinque pani e due pesci a cinquemila uomini, e il loro intenso servizio non ha finito per svuotarli, al contrario, è diventato anche per loro fonte di sazietà. 

Il nostro problema è questo, che quando pensiamo lo facciamo in proprio. Così contiamo solo sulle nostre forze, dividiamo solo i nostri beni, mettiamo in fila le nostre capacità e disponibilità e alla fine… ci valutiamo non all’altezza, non attrezzati, e ci tiriamo indietro. Questa è un’ottima premessa ad un mondo triste, ingiusto, dove un po’ di risorse ci sarebbero, ma non sembrano sufficienti; dove i bisogni magari si vedono, ma non ci sembra di avere le possibilità per soccorrerli. Qualcuno pensa che la soluzione sia la condivisione, ma quel ragazzo, pur condividendo i suoi pani e pesci, non può che dar ragione al realismo di Andrea: non bastano! Che fare? Siamo forse tenuti a farci carico di ciò che è realisticamente più grande di noi? Sarebbe intelligente andare oltre il buonsenso? Sarebbe cosciente non considerare attentamente i conti?

Questi pensieri, queste conclusioni, sono umanissime, certo, ma non sono da credenti. Un credente sa di poter contare su Dio. Sa che il meglio che possa fare per se stesso e per gli altri è condividere il sogno di Dio, entrare con gioia in questo sogno, diventarne parte attiva, contribuire a costruirlo. Il sogno di Dio, un sogno di bene, di pace per tutti. Un sogno che ci chiede coraggio. Alle spalle una folla di bisognosi, di pane, di affetto, di comprensione, di attenzione… davanti a noi un Gesù che attende quel poco che abbiamo; sa bene che è insufficiente, ma attende che lo mettiamo nelle sue mani, che condividiamo il suo sogno. Potrebbe forse intervenire direttamente questo Gesù, questo Dio, ma preferisce coinvolgerci nel suo sogno, renderci strumenti del suo amore, perché sa che solo così possiamo sperimentare anche per noi pienezza. La nostra vita stessa è un dono, e non raggiunge la sua pienezza finché non esprime se stessa facendosi dono. 

Diventate dono, sembra l’invito forte di Gesù in questo episodio; non chiudetevi nella rassegnazione, non difendetevi con l’indifferenza. Lasciate che l’ingiustizia, la sofferenza, la povertà vi tocchino, e diventate dono. Non da soli, ma con me, che sono dono di vita e di amore per voi e per tutti.

...e le folle? ...le folle hanno trovato pane, ma senza troppe storie, troppe domande. Gesù si allontana perchè sa che questa gente, almeno per ora, non ha intenzione di farsi domande. Vedono segni, ma non ne sono interessati. L'occasione del pane sì li interessa, vorrebbero che Gesù diventasse loro re... sai che comodità, un re che ti toglie la fatica di guadagnarti il pane? Ma per scoprire qualcosa di più su questo bisogna proseguire la lettura del Vangelo.

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