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martedì 22 agosto 2017

Vento contrario

Cuore al buio

Mt 14,22-33

Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Il vento contrario non spaventa i pescatori, ma assorbe tutte le loro energie. Non c’è spazio per nulla nella mente e nel cuore, tutto è concentrato sulla situazione da tenere in mano. Non c’è più posto nemmeno per le relazioni importanti, per i ricordi fondamentali, per la cura dei legami determinanti. L’impegno per risolvere la situazione è tale che nella mente non ci sono più energie nemmeno per riconoscere i volti amici, cari, amati. Nemmeno quello del Maestro che aveva cambiato la vita dei discepoli. Gesù era sul monte, a pregare, come lo aveva fatto Mosè, ottenendo la vittoria per gli israeliti che combattevano nella valle (Es 17). Il fatto è che, impegnati a contrastare il vento e le onde, di Gesù non si ricordano più, quei pescatori di Galilea. A nulla vale il ricordo dei prodigi che ha già compiuto, a nulla varrà il segno che egli darà a Pietro. Dentro a quel buio, che è nel cuore dei dodici prima che nel cielo di Galilea, Gesù va verso di loro. È proprio lui, in carne e ossa, una presenza concreta, che dovrebbe suscitare gioia e sollievo nel loro cuore. Non è così perché non lo riconoscono! Lo credono il contrario di quel che è, un fantasma, una realtà senza concretezza, capace solo di gettare nel panico chi la vede. Nemmeno la sua parola risulta convincente, confortante, e quel “Coraggio, sono io, non abbiate paura” non fa che suscitare in Pietro il desiderio malsano di avere un segno, di mettere alla prova il Signore: vuole camminare anche lui sul lago. Gesù concede il segno e Pietro scende anche lui sull’acqua con il Maestro, ma questo non serve a rafforzare la sua fede. il suo sguardo si fissa di nuovo sulle onde e sul vento. Ora, senza barca, la paura lo assale; Grida, viene portato in salvo e amabilmente rimproverato: è un uomo dalla fede troppo corta! Quante volte siamo in questa situazione. Il Signore non è assente dalla nostra vita, ma non siamo in grado di contare sulla sua presenza. Assorbiti come siamo dall’impegno quotidiano, dal “vento contrario” che quotidianamente affrontiamo, rischiamo di non riconoscere nemmeno i volti cari, di sentirci soli davanti ai fatti, senza amicizie, senza amore, senza Dio. Nemmeno un “segno” prodigioso potrebbe portarci fuori da questo buio. Perdiamo la capacità di contare su Dio, non siamo più in grado di riconoscerlo presente e all’opera nella nostra vita, la sua ci sembra una presenza inutile ed evanescente. C’è un solo modo per uscirne: trovare il coraggio di gridare! La preghiera sincera, vera, anche quando si fa grido buca sempre il muro della nostra miseria e del nostro buio. “Salvami, Signore”. La mano sicura del Maestro porta in salvo Pietro, un uomo come noi, che ha la fede, ma ancora troppo corta, incapace di durare dentro le impegnative vicende quotidiane. Questo Vangelo dice molto della nostra esperienza di fede. Quali sono le situazioni e i momenti dentro quali il Signore ci sembra lontano? Quanto tempo delle nostre giornate viviamo completamente assorbiti dalle nostre cose tanto da sentirci “soli davanti al mondo” senza più il ricordo di Dio e delle persone care? Siamo capaci di riconoscere la presenza e l’amore di Dio che ci accompagna nei fatti della nostra quotidianità?

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